AA.VV. ‘Go Back Connection N. 1’

(Go Back 2005)

Impacchettata in un sacchetto di plastica nero per la spazzatura, questa compilation della neonata label francese raccoglie 17 brani di altrettanti artisti d’oltralpe intenti in forme di ricerca sonora più o meno originale, e c’è spazio davvero per tutti: dalle tristi e minimali melodie di chitarra che si accompagnano a incubi amorfi di stridori metallici, come nei lavori strumentali dall’attitudine noise firmati da Stauffen e Absinthe (Provisoire), agli spiriti inquietanti evocati da synth e aggeggini elettronici vari come nei cupi brani di Jean Player Special, e Atollz o nel più riuscito e originale pezzo di Chris P. Ski; dai ritmi più serrati di Social end product, basso e batteria in primo piano e brevi note di piano sullo sfondo, al deviato trip-hop di Earoc e Mayrlug, e ancora il collage elettronico alla Aphex Twin di One foot dancer e gli splendidi violini techno taglia e incolla di Plod.
E questo solo per ciò che riguarda il versante “elettronico”: forme rock più usuali si ritrovano nei pezzi di The stars at my desk, noise sonic youthiano riversato in una melodia tesa, sbilenca e allucinata, forse il brano migliore del disco, e di Shub, stesso territorio ma leggermente più accessibili (Dinosaur Jr.), più convincenti qui che nell’ep d’esordio (“My first single”); il premio per il pezzo più “pop” lo vince però Malcolm Skene, con un’allucinazione acustica influenzata, cronologicamente parlando, da Cocteau Twins, primi Radiohead e Black Heart Procession; sempre ad altissimi livelli infine, quasi non c’è bisogno di dirlo, il math rock proposto da quei due pazzi degli Chevreuil che come al solito accumulano di sottili strati di chitarre per poi squarciarli con ritmiche quadrate e pesanti.
Una raccolta varia e di certo caotica nell’accostare proposte anche molto distanti tra loro, forse un poco “improvvisata” nell’assemblaggio, e con episodi di minore interesse nella media del disco… in ogni modo un buon mezzo per entrare in contatto con una scena vivissima e, purtroppo, ancora poco conosciuta rispetto alle arcinote realtà underground anglosassoni.

Voto: 7

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Autore: alealeale82@yahoo.it