Super Elastic Bubble Plastic ‘The Swindler’


(Redled / Self 2005)

Super Elastic Bubble Plastic è un giovane trio mantovano all’esordio su full lenght, molto chiacchierato ultimamente per il successo improvviso e fulmineo, tanto da farli arrivare persino su Mtv… ma non lasci ingannare questo, perchè “The Swindler”, registrato dall’ex O.d.m. Giulio Favero e mixato da Madaski, non è certo un capolavoro, ma sicuramente un buon disco: indie rock, hard blues, noise e un pizzico di emo quando serve sono gli ingredienti di queste dieci tracce che trasudano rabbia, indignazione politica e sentimento da tutti i pori, come le iniziali Double Party, un piglio nevrotico che ricorda più d’una cosa dei Jesus Lizard (specie per la tensione emotiva al limite dello strappo) e I can’t sleep and I note you (Wake up!), garage rock un pò Mudhoney un pò Zen Guerrilla, con la lucertola sempre in agguato; grovigli di chitarre allucinate abbondano in Come with U.S., per srotolarsi poi in quadrature alla Shellac in Little Green Red (forse un pizzico troppo simile a No North dei mentori One Dimensional Man?!) una sorta di blues cupo e ipnotico pronto a ringhiare come un cane disturbato durante il riposo; splendida Souvenir d’Italie, un basso che pompa e poi una melodia assassina per quanto è trascinante che fermo non ci rimani, no… e ancora la cupezza dei Girls against boys che permea tutto il disco, ed emerge nella title track, dove i S.E.B.P. sembrano il gruppo di Washington intento a coverizzare i Morphine, con velocità raddoppiata e distorsione a manetta; niente male anche Addiction, in pratica dio Albini che scende in terra e si manifesta in tutte le sue forme di rumore, con qualche concessione al rock’n’roll, mentre convincono meno l’emocore di My emotional friend e il rock blues semiacustico, melodico e malinconico, di Sisters e My emotional friend (reprise), neanche male viste singolarmente ma probabilmente fuori contesto in confronto al resto del disco.
Forse parecchi modelli d’oltreoceano citati troppo esplicitamente (una dichiarazione d’amore a David Yow?), cosa che del resto è imputabile al 99% dei gruppi italiani… comunque un bel dischetto, fresco e divertente, che non fa che confermare l’attuale stato di forma dell’indie italiano.

Voto: 8

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Autore: alealeale82@yahoo.it