The Pink Mountaintops ‘The Pink Mountaintops’


(Jagjaguwar / Wide 2004)

Come suonare “americana”, senza chitarre acustiche e/o slide ma facendo solamente uso di beat elettronici? Suonare Pink Mountaintops e chiedere di Sthephen McBean.
Scherzi a parte, in quest’album ci sono anche le chitarre, è solo che si rimane subito colpiti dalla allucinata Bad Boogie Ballin che apre il disco e che suona davvero come se i 16 Horsepower avessero venduto i loro strumenti tradizionali in cambio di un laptop. L’album si chiude con un pezzo altrettanto allucinato, una deviata cover dei Joy Division (Atmosphere) che, non chiedetemi perché, finisce per suonare mooolto simile a Waiting For My Man dei Velvet Underground. In mezzo al disco invece si rientra, quasi, nei ranghi di una certa ordinarietà (nel senso buono del termine), ma con un piglio assolutamente moderno e vivo che arricchisce un songwriting formidabile. Disperate ballate blues per chitarra, voce e poco altro come Rock’n’Roll Fantasy e I Fuck Mountains (che titolo ragazzi, che titolo…) sono talmente belle che potrebbero appartenere al miglior repertorio di un Neil Young o di un Will Oldham. Sweet 69 richiama il garage blues eroinomane dei Gun Club, Leslie tira in ballo il Bob Dylan post Newport come i 68 Comeback, e Tourist In Your Town, è un’ altra grandissima canzone, visionaria e allo stesso tempo melodica come solo i succitati Velvet hanno saputo essere.
Di sicuro uno dei dischi indie rock più convincenti dell’anno.

Voto: 8

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