Pier Vittorio Tondelli ‘Altri Libertini’


“Cronache e memorie dagli anni Ottanta – Pier Vittorio Tondelli e Altri Libertini.”

“Sono giorni ormai che piove e fa freddo e la burrasca ghiacciata costringe le notti ai tavoli del Posto Ristoro, luce sciatta e livida, neon ammuffiti, odore di ferrovia, polvere gialla rossiccia che si deposita lenta sui vetri, sugli sgabelli e nell’aria di svacco pubblico che respiriamo annoiati, maledetto inverno, davvero maledette notti alla stazione, chiacchiere e giochi di carte e il bicchiere colmo davanti, gli amici scoppiati pensano si scioglie così dicembre, basta una bottiglia sempre piena, finchè dura il fumo.”

 

Comincia così Pier Vittorio Tondelli, nel 1980 ragazzo 25enne alla sua prima esperienza letteraria, ‘Altri Libertini’: e raggiunge subito il vertice, quel vertice a cui nei dieci anni successivi cercherà più volte di arrivare nuovamente, senza però riuscirvi.

L’inizio è subito crudo e diretto, con la descrizione di un ambiente, il Bar della stazione di Reggio Emilia, simbolo di un’emarginazione sociale spaventosa, drogati, spacciatori, puttane, travestiti; o ancora l’ambiente studentesco bolognese, vitale e pronto a tutto (un resoconto visivo di quegli anni lo si può trarre dal film ‘Paz!’): un mondo che tra i Settanta e gli Ottanta costituiva l’altra faccia della medaglia di un’ Italia ipocrita, falsa e bigotta, peggio ancora di quella con cui dobbiamo fare i conti oggi, ed è tutto un dire…

Da una parte l’appartamento borghese o sottoproletario, di sera, dove la famiglia si riunisce davanti ad uno schermo ad ascoltare semicosciente e rassegnata le messe di monsignor Bongiorno e Don Pippo; dall’altra la fauna della notte, in incessante movimento, febbrile e smaniosa di vita, volente o nolente, disposta a qualsiasi cosa per raggiungere non si sa quale obiettivo, forse non c’era e non c’è mai stato un obiettivo, persone con sogni e desideri nella testa, mondi fantastici opposti in tutto e per tutto a quello reale, dove spesso le avventure finivano in un cesso pubblico con un ago infilzato in vena.

Storie di una vitalità disperata e febbrile che trasudano un senso e un desiderio di fuga impotente, perchè non è possibile scappare, forse in fondo non lo si vuole nemmeno, irresistibilmente e masochisticamente attratti dal baratro; sei racconti che hanno come scenario Reggio, Bologna, l’Emilia in generale; ma anche Amsterdam, Bruxelles, Londra, mete di viaggi di sformazione di un’intera generazione, alla scoperta del sesso, della droga e dell’eccesso in ogni senso; alla scoperta dell’amicizia, un’amicizia a volte necessaria per sopportare meglio un ineluttabile arrivo al capolinea; sei racconti che, come ribadito dall’autore, non vogliono considerarsi tali, ma piuttosto capitoli di un unico romanzo generazionale, descrizioni dal basso di un unico, ingovernabile mondo.

L’intera opera è caratterizzata dall’uso di un linguaggio diretto e toccante, a metà strada tra la scrittura emotiva di Louis Ferdinand Céline e quella violenta di William Burroughs, autori apprezzati fortemente dallo scrittore emiliano: un cazzotto in faccia a tutta la letteratura che si nutre di manierismi e artifici per nascondere la realtà qual’è, un pezzo di carne cruda, sanguinante e maleodorante lasciata a marcire su un piatto vecchio e sporco.

Il peso di Tondelli sulla letteratura italiana a venire è immenso, basti pensare al progetto scrittori Under 25 da lui ideato, composto da 3 libri usciti tra il 1986 e il 1990, che ha portato alla ribalta molti giovani autori tra i quali Silvia Ballestra (‘La Guerra Degli Antò’), Giuseppe Culicchia (‘Tutti Giù Per Terra”), Alessandra Buschi, e altri ancora, molti dei quali si affermeranno tra i Cannibali o come esponenti della letteratura Pulp italiana; o ancora ai suoi legami con molti importanti personaggi degli anni Ottanta, nei più svariati campi,

documentati nei monumentali ‘Un Weekend Postmoderno’ e ‘L’Abbandono’: bastino come esempi Andrea Pazienza e gli Skiantos.

Una sincerità disarmante, come non se ne trova più al giorno d’oggi, un’ingenuità di fondo e un senso innato di ribellione, volontà di trovare a tutti i costi la propria identità, cosa che spesso risulta cara, come accadrà allo stesso Tondelli undici anni dopo, con la sua morte per Aids.

Con la speranza che la sua arte non si perda tra la polvere e le ragnatele di una vecchia biblioteca.

Links Utili:                                                                  

Feltrinelli

Centro Documentazione Tondelli

Profilo di Pier Vittorio Tondelli