Pan American ‘Quiet City’


(Kranky/Wide 2004)
Mark Nelson si è indiscutibilmente affermato in questi ultimi anni come uno degli interpreti dell’ambient moderna più ispirati in circolazione. Il suo viaggio in solitario inizia nel 97 con il nome di Pan American e un disco omonimo alla sua nuova ragione sociale, lo stesso anno avverrà il distacco definitivo dai Labradford e la rincorsa di un’estetica minimalista che inizia a svuotare progressivamente e ulteriormente gli spazi sonori, riducendoli all’essenziale, il minimo indispensabile per un’economia espressiva mai prima risultata così intimista. Una nuova musica che si riaggancia alle esplorazioni cosmiche dei Labradford ma solo come punto di partenza per una deriva che porterà Nelson a scoprire una sensibilità dub davvero sorprendente e un talento innato per le costruzioni digitali, talento che lo metterà di diritto tra i grandi compositori elettronici dei nostri giorni, pur se con un approccio più umano, in altre parole meno algoritmico e casuale. ‘Quiet City’ è il quarto disco all’attivo del progetto Pan American, un album che giunge a 2 anni di distanza da ‘The River Made No Sound’, lavoro articolato e nello stesso tempo tecnicamente composto e ineccepibile, anche se non così emozionalmente coinvolgente come il precedente ‘360 Business/360 Bypass’, picco assoluto della carriera di Nelson che in questo ‘Quiet City’ rispolvera appieno l’attitudine per le composizioni strumentali, pur mantenendo una certa propensione per la microelettronica, per le interferenze e i rumori bianchi. Un disco che sa stare splendidamente e quasi miracolosamente a cavallo tra digitale e analogico, che dispensa pitture ambient dal carattere marcato ma nello stesso tempo sognante, una miscela di suoni e rumori di fondo, di sussurri riverberati e di dilatazioni ritmiche che sfiorano l’immobilità, di hammond, di chitarre, di armoniche, di fiati e quant’altro, con arie che evocano spettri pinkfloydiani, e che riescono a sfiorare l’intimismo dei Talk Talk più ermetici. Viene fuori un imperdibile package corredato da un dvd bonus a pilotare le emozioni, anche se, a mio avviso, gli accompagnamenti visuali potrebbero togliere una certa libertà di interpretazione in fase di ascolto. Comunque uno dei migliori lavori a firma Pan American fino ad adesso, sicuramente il più curato in fase di produzione e formalmente perfetto, il tempo poi ci dirà di più.

Voto: 10

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