Charalambides ‘Unknown Spin’

(Kranky 2003)

Dopo anni trascorsi in semiclandestinità nel sottobosco
dell’underground USA incidendo per etichette carbonare quali Stiltbreeze
e Drunken Fish, i Charalambides si preparano a trovare un minimo di
visibilità in più grazie all’interessamento della Kranky nota
soprattutto per essere la label dei magnifici isolazionisti ambient
Labradford, che decide di far precedere il prossimo lavoro ufficiale
‘Joy Shapes’ da questa raccolta di materiale precedentemente apparso su
CD-R per la Wholly Other. Si tratta di composizioni registrate
interamente in presa diretta senza l’aggiunta di alcun editing, con i
quali lo strano trio, accostato solitamente ad altri ‘freaks’ quali
Jackie’O Motherfucker, No Neck Blues Band e Sunburned Hand Of The Man,
con qui condivide una certa attitudine free form (non solo in campo
sonoro), esibisce ancora una volta la sua visione musicale a base di
folk, psichedelia e minimalismo. Strumentalmente il tutto poggia solo
sulle tre chitarre su cui planano le voci strazianti di Christina Carter
e Heather Leigh Murray; non molto, ma è proprio questa povertà di mezzi
espressivi ad ammaliare. Praticamente il disco è un unico ininterrotto
sogno drogato dove tutto si muove in maniera estremamente rallentata e
sfocata. Scarni arpeggi e sottilissime trame di feedback dove echi di
John Fahey e Loren Mazzacane Connors appaiano e scompaiono in punta di
piedi accompagnati per mano dalle figure spettrali evocate dal ‘canto’
di Christina e Heather. Suoni che hanno un sapore anacronistico e
modernista al tempo stesso grazie al loro porsi completamente al di
fuori del tempo e all’ansia sperimentale che caratterizza l’esecuzione.
Certo un pò di ripetitività traspare qua e là nel corso delle quattre
tracce (e forse sarebbe bastata la sola lunga title track a
sintetizzare tutto) ma alla fine trovo straordinariamente dirompente che
oggi, anno di grazia 2004, in mezzo al caos, alla frenesia, al
sovraccarico d’informazioni esista qualcuno capace di produrre delle
opere che hanno la forza di scavare un vuoto attorno a se. Assolutamente
terapeutico.

Voto: 7

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