Garlic ‘The Murky World of Seats’

(Bella Union/Wide 2002)

Ironia, disincanto, attitudine slaker, canzoncine sornionamente intriganti, storie di vita quotidiana, morte quotidiana, ebbrezza quotidiana, sesso/amore quotidiano. Gli ingredienti della band che gioca al ‘Grande Gioco del lo-fi d’autore’ ci sono tutti in quest’album d’esordio dei Garlic licenziato dalla Bella Union. I riferimenti in fatto di sonorità sono ovvi e scontati: citare i Pavement per canzoni come Slave to the Summer, Son o Drink Induced Conversation, o dire che ‘qualcosa ricorda vagamente Lou Reed’ nell’incantevole Little Wreckage è al limite dell’imbarazzante data la spudorata discendenza (coesistenza?) di simili brani. Ciò che non è affatto scontata (specie coi tempi che corrono) è l’indiscussa abilità del sestetto in fatto di songwriting, il loro fine gusto nel confezionare minimali gioiellini rock che riescono miracolosamente a scrollarsi di dosso l’ombra cupa dello sterile citazionismo. “The Murky World of Seats” è, e non ho alcuna remora nel dichiararlo, un gran bell’album. I tredici brani (più ghost song che sembra quasi fatta apposta per gli oziosi poltrenti in cameretta tra carte di snack e indumenti in disordine) si accendono una dopo l’altra come miccette di trick-track emozionali, regalandoci una carrellata di esplosivi motivetti pop (Wheel Set), splendidi brani mid-tempo con filastrocche di cantato davvero irresistibili (Courgette), ballads agrodolci mestamente avvolgenti (Our Generation) e un sacco di altre sorpresine elargite dalla duttile voce di Mike Wyzgowski.
L’esordio dei Garlic è un magnifico album rock che finisce per assumere involontariamente la valenza di uno scherzo ben giocato: un disco per il quale è come se fosse stato già detto tutto in mille altre recensioni dedicate ad altri dischi, e di cui tuttavia non si finirebbe mai di descrivere le microsfumature (che poi, a loro volta, finirebbero per rendere quelle prime affermazioni del tutto inappropriate).
Insomma… vi va davvero di sforzarvi a immaginare un’inverosimile fusione tra i Fall e Neil Young per ritrovarvi in mano con nessuno dei due? Io direi che… considerato che l’uscita di un nuovo album dei Velvet Underground non sarà mai possibile, che dei Pavement è molto improbabile, e che Sephen Malkmus da solo fa poco più che rifilarci una sorta di annacquato metadone american pop… sarebbe ora di cambiare spacciatore e rifornirsi dai Garlic.
Per quanto mi riguarda: “[Garlic]…be the death of me”

Voto: 8

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