Grant Lee Phillips ‘Mobilize’

(Magnetic Field Recordings 2002)

Che i Grant Lee Buffalo non erano soltanto Grant Lee Phillips potevamo immaginarlo.
Che i Grant Lee Buffalo siano stati un atto d’amore a stelle e striscie al rock contemporaneo neanche i più cinici detrattori musicali di quelle lande se la sentirebbero di negarlo.
Che Grant Lee Phillips fosse uno dei più talentuosi songwriters in circolazione avremmo voluto fortemente, struggentemente, diperatamente sperarlo.
A dispetto del mare verbale di superfciali liquidazioni ed esaltazioni incondizionate dell’ultima fatica solista del nostro, non credo sia impossibile lasciarsi tentare da un imperdonabile crimine come quello dell’onestà. “Mobilize” è un disco che mette alla prova chi ascolta: lo suggestiona e lo scoraggia, gli dona attimi indimenticabili e distrazioni superflue, lo circuisce e lo lascia a sè stesso lungo gli alti e bassi dei suoi dodici episodi. Come per tutti i dischi solisti non è chiaro come si debba interpretarlo: era questa la vera ‘anima segreta’ di Grant? Avrebbe voluto da sempre inserire nei suoi brani velate sonorità elettroniche come nella splendida cullante See America in apertura? Oppure è soltanto un divertissment estemporaneo come Spring Released sembra suggerire coi suoi nostalgici tenui richiami al sound della vecchia band?
La sensazione finale è di essere scivolati in una dimensione più intima (e il sobrio lirismo di Humankind e la soffocata intensità di Like a Lover ne sono radiosi e bellissimi esempi speculari), in un sound meno corale come d’altronde solo quello di una band poteva esserlo (Grant qui fa tutto da solo: suona tutti gli strumenti e scrive tutti gli arrangiamenti), in un territorio forse un tantino meno personale quanto ai riferimenti roots cantautoriali.
Scivolare in “Mobilize” comunque è tutt’altro che spiacevole, intendiamoci…
Resta l’amore di Grant per il country/folk, Neil Young e tutto il resto. Resta la sua sensibilità compositiva.
Sparisce l’incisività, spariscono le sterzate melodiche e vocali di lancinante bellezza, la disperata indolenza rock di una delle più grandi bands mai esistite.
Resta un gran bel disco di folk rock americano.
Ma (a parte forse gli episodi menzionati) chi ne ricorderà una nota?

Voto: 7

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