Kar ‘P.01’

Kar è un progetto sonoroprodotto della città Roma. Componenti provenienti tutti dalla capitale e attivi nella scena (GOAH e Gronge formazioni in cui due dei tre componenti hanno militato) da diversi anni.
Sonorità che riportano alla mente tutt’altra ambientazione che non la solare città. Suoni nati nella pioggia, nel freddo (non solo come fenomeno termico) in luoghi dove la luce non basta a guardarsi negli occhi e si sta vicini per necessità fisiche.
Musica d’ambiente quindi! Ma quale ambiente?
Lo intravediamo. Un rullino di istanti scelti nel quotidiano del gruppo.
Non stiamo guardando una foto a colori vi avverto. I colori ci sono tutti ma stiamo osservando il negativo. E non ci interessa sapere cosa sarà dopo questa raffigurazione; ombre e contorni sono nitidi e soddisfacenti.
Quindi perché chiedersi: cosa dopo?
Una domanda troppo religiosa, che riporta alla mente quesiti che non ci servono. Anche se appunto qui si vive di questo: riti. Ma riti in onore di un totale distacco dalla classica celebrazione alla madre terra (cara a new agers e ambientalisti da fin troppo tempo). Riti celebrativi della metropoli, dove non ci può essere altra credenza che non sia quella nei riti stessi.
Riti in celebrazione del paganesimo agnostico. Forse dell’uomo. Lo stesso uomo che vediamo all’interno della confezione del cd.Privo di bocca, incomunicante. Ha altro: macchine sonore, strumenti percussivi e quelle che una volta erano parole ed ora sono solo(?) emissioni.
Con “+” inizia il percorso.Flusso sonoro in reverse e risuonante di synth con addittivi percussivi metallici lievi e in cerca di una linea guida. Il suono evolve, si allunga e distende mentre a tratti le percussioni vanno a mettere accenti sul vuoto. Un cinguettare di nastro magnetico appare e scompare.Gli Zoviet France privati di ellitticità.
Suoni ricorsivi in “Lascia” appoggiati dalle percussioni che sembrano quasi ceramiche ora. Il suono di un edificio che lentamente collassa sulle sue fondamenta. E noi siamo dentro a guardare, mentre il luogo agisce sul nostro cervello e varia come un organismo. Senza paura. Solo volontà di osservare, mentre sibili provengono da ogni direzione. Un Jorge Reyes a cui hanno tolto qualsiasi volontà espressiva.
Ancora riverberi dai basamenti in “0+”, feedback e trilli di campane a vento. Si passa ancora per zone desolate. Gli strumenti interagiscono da soli. Agiscono su di noi piu’ che altro.
“Alle prime luci” ci fa seguire il moto di una luce che arriva lentamente. Titolo evocativo e sonorità che riportano alla mente celebri fotogrammi con protagonisti, appunto , il sole e un monolite nero. Non ci sono scimmie. Non c’è l’umanità ora. Si prende l’essenziale che raffigura il momento.
Noises e ritmo sono tutt’uno in “Ora”. Abbandonati nella propria stanza fissando un canale morto in TV. Non siamo lontani da dei Pan Sonic, completamente estranei al dancefloor.
Emissioni e rito in “Tra 49 e 50” ci portano ancora in un luogo diverso, ma identico.Base ritmicopercussiva da peyoteros e voci trattate. Il pezzo cambia e il protagonista diventa una melodia in echo sulla quale si inserisce una voce strumento. Una voce che è il negativo di quello che si ascolta normalmente. Di quello che vorremmo ascoltare forse. Voci rassicuranti?
Un mugolio assonante introduce riverberi di metalli e una vibrazione a bassa frequenza che è come sentire il passaggio dell’ambiente a macerie. Ma non c’è collasso. Queste sono solo visioni di un qualcosa che deve ancora accadere. Non c’è collasso. Guardiamo bene cosa ci sta accadendo intorno adesso.
“Izba” termina questo cd con riflessi vagamente post-rock. Si ricordano certi Labradford e ci si abbandona a un messaggio isolazionista non distante dagli intenti del gruppo. Basso e una chitarra che suona come lamiera sfregata. Forse questo è il momento di staccarsi anche dalle visioni?
Questo cd va ascoltato.
Non va acquistato in quanto è GRATIS, basta richiedere al gruppo l’invio dello stesso.
Ritornare le proprie impressioni sul contenuto è un diritto e un dovere.
Posso consigliarvi l’ascolto. Posso consigliarvi di contattare il gruppo e dire cosa ne pensate.
Non posso chiedervi di apprezzarlo. Al limite descrivere cosa ho trovato.
L’ho appena fatto.
Qualcosa ho detto io…qualcosa mi hanno detto i Kar.
Potete contattarli a questo indirizzo:grahgreen@yahoo.it

Voto: 8

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